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fussi ricordato. Ora, inter cenandum, gittò gli occhi a
una vesta di detto Piovano volta ritto rovescio; e dicen-
do a caso il Piovano che non credeva avere niuno inimi-
co al mondo, disse Pavia:  E non è maraviglia, perché
vi avete recato la ragione dal canto vostro  : volendo in-
tendere che egl aveva di dentro il ritto della cioppa. Al-
lora il Piovano:  Io scoppierei, monsignor mio, se io
non vi dicessi una novella a cotesto proposito. In Fian-
dra è questa usanza: che, quando si fa un paio di nozze,
sogliono e giovani, che hanno a ballare, mettersi stivalet-
ti sopra le carni strettissimi e pulitissimi. Faccendosi un
tratto un paio di nozze, un giovane, mentre che si mette-
va gli stivali, ne schiantò uno. Ora, perturbato, si cruc-
ciava col calzolaio; et e gli disse: «Non pigliate pertur-
bazione, ché io lo racconcerò in modo che nessuno si
avedrà che sia riciabattato, se non fussi un calzolaio pro-
prio». Avvenne che a questo ballo si trovò un giovane
ricco già stato calzolaio, il quale, posto subito l occhio
su lo stivale, disse: «Per lo diavolo! Voi avete raciabatta-
to lo stivale!». Rispuose l altro: «Ben me lo disse il mae-
stro che nessun altro se ne poteva avedere che  l calzo-
laio proprio!».  Intese Pavia, e tacque.
[216]  Detto Piovano, sendo a questi dì sollicitato da
alcuni cittadini di rinunziare la sua chiesa, disse questa
novella. Fu una volta un romito viandante, il quale, sen-
do a un osteria in una medesima camera egli e un altro,
sentì così sul primo sonno venire quel tale pian piano al
suo letto per torgli di sotto il capo certi pochi danari che
aveva in una certa sua sacoccia. E tossì e sputò, per mo-
strare d esser desto, onde il brigante tornò adrieto.
Letteratura italiana Einaudi 39
Angelo Poliziano - Detti piacevoli
Quindi a non molto fece il medesimo; e così tutta notte
convenne al romito, per sicurtà de suoi danari, stare de-
sto. Onde, l altra sera, non pose la saccoccia sotto  l ca-
pezzale, ma sul mezzo della camera, dicendo fra sé: 
Meglio mi è assai perdere la saccoccia e  danari, che
avere la mala notte.  Dormì molto bene, e la detta sac-
coccia gli fu carpita. Così disse il Piovano che farebbe al
suo beneficio, cioé lo renderebbe al papa, pregandolo
che gli dessi le spese; ma dice che non lo fa perché que-
sti tempi non son da ciò, e questo papa è pur frate!
[217]  Venne qua messer Alessandro da Furlì a por-
re imposte a preti, con commissione di messer Falcone
di trattare il Piovano Arlotto come la sua persona pro-
pria. Onde, come fu qui, tantosto l ebbe a desinare, e,
messolo in capo di tavola, fégli onore come se fussi mes-
ser Falcone. Quando si partiva, gli disse:  Messer Ales-
sandro mio, non vorrei che e mi intervenissi come a
Cristo, al quale i Giudei andorono incontra con olivo e
palme mettendogli le vesti sotto i piedi, e poi lo crucifis-
sono  : accennando aver paura di non beccare maggiore
gravezza dopo tanti cibarii.
[218]  Tre giovani corsari ferono pensiero di abitare
in Siena e posono su un banco quarantamila ducati, di-
cendo non ne volere discrezione nessuna, ma solo che
gli promettessi non dare danaio nessuno se non in pre-
senza di tutti tre. Uno di loro, più cattivo, pensò giun-
targli e mostrò d avere alle mani di comperare poderi,
case e beni in comune. Fe dare un tocco dagli altri gio-
vani al banchiere che stessi in punto, perché di corto gli
leverebbono il danaio intero; poi osservò un dì che quel-
li due cavalcavano in caccia con altri giovani, e, mentre
erano a cavallo, disse loro che bisognava cinquanta du-
cati per fornire la casa. Quelli due giovani passorono dal
banco e dissono:  Darai a costui quello ti chiede  , non
Letteratura italiana Einaudi 40
Angelo Poliziano - Detti piacevoli
si avisando dell inganno; e, rimaso, levò tutti e denari e
con essi via cavalcò. Tornano i giovani, intendono la co-
sa, muovono lite; da ognuno è dato il torto al banchiere,
dicendo che non doveva tanta somma sì tosto pagare
in presenza di tutti. Il banchiere, intesa la fa-
ma di messer Gellio d Arezzo, uomo non molto dotto
ma naturale, se n andò per consiglio a lui e trovollo in
villa; e il detto messere, ordinato che il detto banchiere
l aspettassi ad Arezzo, si consigliò del caso con alcuni
de suoi naturalozzi contadini, e la mattina, con una con-
chiusione, ne andò ad Arezzo: che il detto banchiere
confessassi esser mal pagati detti danari, ma che voleva [ Pobierz całość w formacie PDF ]

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